Voglio farvi riflettere un attimo.
Se abbiamo un semiconduttore che modula la corrente che lo attraversa perchè alimentato ad una data tensione e con una impedenza di carico che cosa limita la potenza dissipata nel carico?
La corrente massima ammissibile dal semiconduttore e la potenza massima dissipabile che sono caratteristiche intrinseche di quel semiconduttore, oltre alla tensione massima ammissibile a vuoto più un certo margine di tolleranza.
Finchè il carico è resistivo tutto è chiaro. Quando il carico diventa misto, induttivo capacitivo resistivo le cose non cambiano se si tiene presente il funzionamento "complesso" del carico. Cioè, se io ho un componente attivo, diciamo un transistor che ha per carico una resistenza da 100 ohm e funziona in modo corretto ad un frequenza di 10Khz, se sostituisco questa resistenza da 100ohm con una reattanza induttiva (leggasi bobina) di 100Ohm a 10Khz le cose non cambiano. Naturalmente la tensione ai capi dell'induttanza non sarà in fase con la corrente che ci circola, mentre la tensione tra collettore ed emettitore del transistor continuerà ad essere in fase con la corrente che lo attraversa perciò la potenza dissipata nel transistor sarà reale, mentre quella nell'induttanza sarà apparente. Cioè il transistor trasforma energia elettrica in effetto joule e la bobina no.
Altrettanto possiamo dire che se riduciamo il valore dell'induttanza alla medesima frequenza otteniamo un aumento della corrente che circola sia attraverso l'induttanza sia attraverso il transistor. E le tensioni si comportano di conseguenza secondo la legge generalizzata di ohm, ma in fase tale che nel transistor la potenza dissipata è reale mentre nella bobina è apparente e quindi la bobina non si riscalda. Il limite come abbiamo detto è la capacità di sopportazione del transistor alle nostre sevizie.
Quindi, fino ad ora non appaiono evidenze di problemi di sorta. Problemi che invece cominciano a comparire quando non abbiamo sul collettore un carico puramente induttivo ma induttivo/resistivo/capacitivo, ovvero un trasformatore, o peggio un trasformatore a carico variabile e quì entriamo nei meandri di funzionamento dei trasformatori.
Un trasformatore ha una bobina primaria ed una secondaria. Il carico è collocato sul secondario. Non mi sto a dilungare sulla dimostrazione, ma se a qualcuno interessa basta che chieda. Un trasformatore con un carico resistivo sul secondario è equivalente ad un carico resistivo sul primario equivalente al carico sul secondario moltiplicato per il quadrato del rapporto di trasformazione n. Cioè, un trasformatore con 1000 spire di primario e 100 di secondario ha un rapporto n di 1000/100=10. Questo significa che una resistenza da 10 ohm connessa sul secondario equivale ad una resistenza di 10x10²=1000 ohm. Ma non basta. In parallelo a questa resistenza compare l'induttanza che presenta il primario quando il secondario è aperto ed altre cose che nel nostro caso possiamo trascurare.
Quindi, ritornando all'esempio del transistor con il carico resistivo sul collettore, possiamo dire nel caso che questo carico venga sostituito da un trasformatore questo sarà composto da un parallelo di un'induttanza ed una resistenza rapportata al carico sul secondario di n² volte. Ora, se l'induttanza è di qualche microhenry, ovvero solo qualche spira, la corrente dovuta all'induttanza attraverso il semiconduttore sarà predominante sulla componente reale dovuta alla resistenza equivalente. In termini energetici tutto si conserva, quindi tensione e corrente saranno proporzionati in modo che solo la componente reale di vxi sia convertita in calore, mentre la componente jvxi non comporterà alcuna dissipazione. Ma la "i" attraversa il semiconduttore e maggiore è questa "i" maggiore sarà la dissipazione che si avrà nel transistor fino a cuocerlo.
Allora, per quale motivo un trasformatore con dieci spire di primario ed una di secondario non va bene per tutto? In fondo, non ha lo stesso rapporto di trasformazione di un trasformatore con 10000 spire di primario e 1000 di secondario?
Forse ora potrete intuire la differenza. L'impedenza del primario a secondario aperto in un trasformatore gioca un ruolo fondamentale.
Dobbiamo aggiungere che il trasformatore usato come da schema postato da Gila, non ha un carico secondario resistivo se non nel momento in cui scocca la scintilla. Ed in quel momento viene riportato sul primario un corto circuito in serie alla resistenza ohmmica del filo del secondario.
Tutto questo discorso vi ha fatto brillare la lampadina?